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Il pilota spera di scongiurare l'intervento ma il problema, soprattutto tendineo, non si risolve allenando i muscoli. La prognosi di recupero è di oltre due mesi
Alcaniz - C'è la nazionale spagnola alle interviste del giovedì. Da sinistra, come in una formazione: Alvaro Bautista, Dani Pedrosa, Jorge Lorenzo e persino la star della Moto2 Toni Elias. In mezzo però c'è anche un Valentino Rossi che ha cose interessanti da dire. Ad esempio le condizioni della sua spalla e l'eventuale operazione ventilata dopo le "intercettazioni" di una telecamera ambientale di Sky.
Rossi smorza gli allarmi della stampa generalista, dimostrandosi, come sempre, un professionista.
"Ci sono ancora sei gare, e questo sarà un test perfetto per capire se mi dovrò operare durante l'inverno. La decisione la prenderò a fine stagione".
- Ma cosa è successo che ha fatto precipitare le cose?
"Speravamo di risolvere il tutto aumentando la massa muscolare, ma il problema non era questo. Quello che mi fa male sempre è il muscolo sovraspinoso e il tendine che si inserisce nell'omero. Io mi sono "pizzicato" il tendine e me lo sono rovinato. Però spero ancora di migliorare la condizione e di non dovermi operare. Posso correre con gli antidolorifici, ma il giorno dopo provo ancora molto dolore".
- Nel caso ti dovessi operare quali sono i tempi di recupero? br> "Due mesi, due mesi e mezzo. Ma se penso che per la gamba si parlava di cinque mesi, forse posso guarire anche prima, anche se il tendine ha tempi più certi rispetto alle ossa. Ma il tempo c'è, indipendentemente dalle date dei test, per guarire al 100%".
- C'è qualcosa che ti preoccupa nel finale di stagione?
"Un po' le tre gare di fila (Giappone, Malesia e Australia, ndr), ma le affronteremo una alla volta. Questa pista invece non mi preoccupa: ci sono tante curve, anche a sinistra, ma è una pista guidata, va bene. In ogni caso continuerò a correre fino alla fine della stagione, senza saltare nessuna gara".
- Una pista nuova che problematiche tecniche ha?
"Si parte con una simulazione fatta al computer per scegliere i rapporti del cambio e di solito il risultato è buono, come è capitato agli altri a Silverstone quest'anno. Poi si inizia con una messa a punto standard della ciclistiche e dell'elettronica e si parte da quella. Per me questo tracciato somiglia alla Turchia, ma soprattutto a Sepang: è una pista classica di Tielke, ma è bella, scorrevole e con dei bei cambi di direzione".
- Serve l'erba sintetica, chiamata in causa nell'incidente di Tomizawa?
"Serve a far capire che la pista è finita, altrimenti i piloti continuerebbero ad usarla tutta, comprese le vie di fuga, che qui sono asfaltate".
- Quattro gare in Spagna sono troppe?
"Secondo me no, qui è sempre bello correre per la qualità delle piste, per l'ambiente e la passione. La Spagna è un bel posto per correre".
- Secondo te cosa bisognava fare dopo la morte di Tomizawa a Misano?
"Prima bisogna fare il massimo per soccorrere il pilota, dopo non so: non credo che non correre sia la scelta giusta, ma su questo ognuno ha la propria idea. Io lo ricordo con rispetto e da domani porterò un adesivo con la faccia di Shoya".
A questo proposito Elias ha lanciato una bella idea per ricordare Tomizawa: "Quest'anno il trofeo Michel Metraux sarebbe stato assegnato con una nomination dei piloti, visto che siamo tutti privati. Io mi farò promotore per la consegna del trofeo alla memoria di Tomizawa".
Il resto?
Poco di clamoroso, con Lorenzo che temporeggia e fa capire di continuare la sua marcia verso il titolo senza pazzie.
Pedrosa annuncia di dare il massimo e di provarci. E' la solita sfida tra connazionali: del resto siamo in Spagna, dove si corrono quattro gare mondiali e dove sono in quattro su cinque alle interviste
Alcaniz - C'è la nazionale spagnola alle interviste del giovedì. Da sinistra, come in una formazione: Alvaro Bautista, Dani Pedrosa, Jorge Lorenzo e persino la star della Moto2 Toni Elias. In mezzo però c'è anche un Valentino Rossi che ha cose interessanti da dire. Ad esempio le condizioni della sua spalla e l'eventuale operazione ventilata dopo le "intercettazioni" di una telecamera ambientale di Sky.
Rossi smorza gli allarmi della stampa generalista, dimostrandosi, come sempre, un professionista.
"Ci sono ancora sei gare, e questo sarà un test perfetto per capire se mi dovrò operare durante l'inverno. La decisione la prenderò a fine stagione".
- Ma cosa è successo che ha fatto precipitare le cose?
"Speravamo di risolvere il tutto aumentando la massa muscolare, ma il problema non era questo. Quello che mi fa male sempre è il muscolo sovraspinoso e il tendine che si inserisce nell'omero. Io mi sono "pizzicato" il tendine e me lo sono rovinato. Però spero ancora di migliorare la condizione e di non dovermi operare. Posso correre con gli antidolorifici, ma il giorno dopo provo ancora molto dolore".
- Nel caso ti dovessi operare quali sono i tempi di recupero? br> "Due mesi, due mesi e mezzo. Ma se penso che per la gamba si parlava di cinque mesi, forse posso guarire anche prima, anche se il tendine ha tempi più certi rispetto alle ossa. Ma il tempo c'è, indipendentemente dalle date dei test, per guarire al 100%".
- C'è qualcosa che ti preoccupa nel finale di stagione?
"Un po' le tre gare di fila (Giappone, Malesia e Australia, ndr), ma le affronteremo una alla volta. Questa pista invece non mi preoccupa: ci sono tante curve, anche a sinistra, ma è una pista guidata, va bene. In ogni caso continuerò a correre fino alla fine della stagione, senza saltare nessuna gara".
- Una pista nuova che problematiche tecniche ha?
"Si parte con una simulazione fatta al computer per scegliere i rapporti del cambio e di solito il risultato è buono, come è capitato agli altri a Silverstone quest'anno. Poi si inizia con una messa a punto standard della ciclistiche e dell'elettronica e si parte da quella. Per me questo tracciato somiglia alla Turchia, ma soprattutto a Sepang: è una pista classica di Tielke, ma è bella, scorrevole e con dei bei cambi di direzione".
- Serve l'erba sintetica, chiamata in causa nell'incidente di Tomizawa?
"Serve a far capire che la pista è finita, altrimenti i piloti continuerebbero ad usarla tutta, comprese le vie di fuga, che qui sono asfaltate".
- Quattro gare in Spagna sono troppe?
"Secondo me no, qui è sempre bello correre per la qualità delle piste, per l'ambiente e la passione. La Spagna è un bel posto per correre".
- Secondo te cosa bisognava fare dopo la morte di Tomizawa a Misano?
"Prima bisogna fare il massimo per soccorrere il pilota, dopo non so: non credo che non correre sia la scelta giusta, ma su questo ognuno ha la propria idea. Io lo ricordo con rispetto e da domani porterò un adesivo con la faccia di Shoya".
A questo proposito Elias ha lanciato una bella idea per ricordare Tomizawa: "Quest'anno il trofeo Michel Metraux sarebbe stato assegnato con una nomination dei piloti, visto che siamo tutti privati. Io mi farò promotore per la consegna del trofeo alla memoria di Tomizawa".
Il resto?
Poco di clamoroso, con Lorenzo che temporeggia e fa capire di continuare la sua marcia verso il titolo senza pazzie.
Pedrosa annuncia di dare il massimo e di provarci. E' la solita sfida tra connazionali: del resto siamo in Spagna, dove si corrono quattro gare mondiali e dove sono in quattro su cinque alle interviste
