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Da due anni il marchio giapponese ha contratto il suo impegno nel motomondiale ed ora sta meditando il ritiro definitivo. Attualmente non ha ingaggiato piloti ma deve trovare soluzioni compatibili con la scadenza del contratto stipulato con la Dorna
Noi lo diciamo da due anni che alla Suzuki hanno poca voglia di restare nel motomondiale, nonostante la presenza della Casa giapponese duri da una trentina d'anni con sette titoli mondiali costruttori vinti. Anche se non esiste una comunicazione ufficiale, gli indizi che fanno pensare male sono parecchi.
Lo scorso anno la Suzuki portò in pista una sola moto per Alvaro Bautista; i seguito arrivò lo stop al progetto 1000 che non si è mai visto in azione nei test riservati alle MotoGp disputati durante la stagione. Infine, il brutto weekend di Valencia con l'ultimatum della Dorna che pretendeva l'iscrizione al prossimo mondiale che non ha avuto risposta. E soprattutto quello che ne è seguito. Prima la fuga di Bautista, che si è praticamente nascosto per due giorni dopo la gara di Valencia, per ripresentarsi solo il mercoledì, ma in sella alla Honda di Gresini, poi i tentativi di Paul Denning (team manager Suzuki) di avere almeno una 800 per la prossima stagione. Intanto è stato lasciato libero Randy de Puniet che aveva provato la Suzuki 800 trovandola competitiva mentre non ci sono notizie circa il futuro agonistico. Pare che il motivo, oltre alla crisi economica, sia da ricercare anche nello scontento degli importatori della Casa, stanchi di supportare un'attività in MotoGp che non ha portato molti risultati in termini di punteggio e di immagine.
Il team manager Denning cerca quotidianamente di convincere la Suzuki a restare, ma al massimo, si può ipotizzare un futuro in stile Hayate. Ovvero la scelta fatta dalla Kawasaki nell'ultimo anno di motomondiale (2009 con Melandri): una sola moto allestita con il materiale rimasto dalla stagione precedenti.
Questo anche per non incappare in grane contrattuali con la Dorna che vincolano la Suzuki per un altro anno.
Noi lo diciamo da due anni che alla Suzuki hanno poca voglia di restare nel motomondiale, nonostante la presenza della Casa giapponese duri da una trentina d'anni con sette titoli mondiali costruttori vinti. Anche se non esiste una comunicazione ufficiale, gli indizi che fanno pensare male sono parecchi.
Lo scorso anno la Suzuki portò in pista una sola moto per Alvaro Bautista; i seguito arrivò lo stop al progetto 1000 che non si è mai visto in azione nei test riservati alle MotoGp disputati durante la stagione. Infine, il brutto weekend di Valencia con l'ultimatum della Dorna che pretendeva l'iscrizione al prossimo mondiale che non ha avuto risposta. E soprattutto quello che ne è seguito. Prima la fuga di Bautista, che si è praticamente nascosto per due giorni dopo la gara di Valencia, per ripresentarsi solo il mercoledì, ma in sella alla Honda di Gresini, poi i tentativi di Paul Denning (team manager Suzuki) di avere almeno una 800 per la prossima stagione. Intanto è stato lasciato libero Randy de Puniet che aveva provato la Suzuki 800 trovandola competitiva mentre non ci sono notizie circa il futuro agonistico. Pare che il motivo, oltre alla crisi economica, sia da ricercare anche nello scontento degli importatori della Casa, stanchi di supportare un'attività in MotoGp che non ha portato molti risultati in termini di punteggio e di immagine.
Il team manager Denning cerca quotidianamente di convincere la Suzuki a restare, ma al massimo, si può ipotizzare un futuro in stile Hayate. Ovvero la scelta fatta dalla Kawasaki nell'ultimo anno di motomondiale (2009 con Melandri): una sola moto allestita con il materiale rimasto dalla stagione precedenti.
Questo anche per non incappare in grane contrattuali con la Dorna che vincolano la Suzuki per un altro anno.
