Finalmente Crutchlow è arrivato alla vittoria! Fino ad ora l’inglese aveva disputato una mezza stagione da incompiuto, in cui è finito più volte a mangiare ghiaia per le vie di fuga di non quelle in cui è giunto al traguardo. Certo, in prova aveva dato più volte conferma di quanto sapesse andare forte, ma in gara non era ancora riuscito a concretizzare. Problemi di consumo gomme, di ritmo, errori – di tutto.
Che Cal – campione del mondo Supersport in carica, non dimentichiamocelo – sia un pilota molto interessante non ci vuole uno scienziato a capirlo. Lo stesso fatto che sia di chiaramente in predicato di sostituire Spies sulla M1 del team Tech-3 l’anno prossimo significa che Yamaha ha in lui fiducia più che totale. Il tutto nonostante risultati che quantomeno stridono rispetto a quelli ottenuti lo scorso anno da Spies, che sull’R1, al debutto (entrambi…) ha vinto nella maniera che tutti sappiamo. E allora? Considerando anche quanto aveva saputo fare Toseland su una Superbike, pur con le attenuanti derivanti dalle prestazioni messe in mostra in MotoGP, l’impressione è che nella R1 ci fosse qualcosa che non andava.
Ora, senza voler scomodare le speculazioni sui meriti della vittoria, quantomeno… paranormali, espresse dai colleghi di Studio Sport, non è ipotesi del tutto balzana che il bandolo della matassa sia stato trovato esternamente alla squadra. Quale che sia il merito di Rossi nell'indicare la miglior strada per la messa a punto dell'R1, in sella, a suonare come un tamburo un brutto cliente come Jonathan Rea, c'era Cal Crutchlow, e tanto basta. Pensarla diversamente significherebbe, per esempio, dire che Carl Fogarty, notoriamente una capra quanto a sensibilità nella messa a punto della moto (frase preferita dell'inglese nel rientro ai box dopo una modifica dell'assetto: "It's all fu*king the same") non detenga la maggior parte del merito delle sue vittorie. Ma andiamo con ordine, e vediamo come si sono susseguiti i fatti.
Rossi, complice una delirante normativa regolamentare, deve fare chilometri per “rifare fiato” in sella, ma non può girare con la sua M1 – i test sono proibiti – e finisce per girare con una R1 Superbike a Brno. Galbusera, a fine giornata, dirà ai microfoni della Gazzetta che Rossi ha fornito più indicazioni in una giornata dei piloti titolari in due anni. Silvano avrà anche esagerato (ma neanche tanto, chi lo conosce sa quanto sia concreto il capotecnico del team Yamaha…) ma, evidentemente, qualcosa del metodo di lavoro di Rossi, Burgess e Flamigni deve averlo impressionato non poco. Piaggeria per la gallina dalle uova d’oro Yamaha? Difficile, ormai anche i sassi danno per scontato che Valentino, e forse buona parte della sua squadra, l’anno prossimo non avranno il logo con i tre diapason sulla camicia.
Ma andiamo avanti. Crutchlow azzecca l’assetto in gara-1. Un assetto tanto riuscito che i paventati problemi di usura gomme (Cal era rientrato ai box, nella gara precedente…) non si verificano. Un assetto tanto azzeccato da non venire cambiato nemmeno di una virgola in gara-2. Un assetto miracoloso, visto che Toseland, in gara-2, stravolge il suo adottandone uno “più simile a quello usato da Crutchlow in gara-1”, parole sue, e invece di fare la figura del pellegrino come nella prima manche, chiude quinto.
Ora, le dietrologie al sottoscritto piacciono pochissimo. Credo sinceramente che la spiegazione più semplice sia, il più delle volte, quella giusta. E la consecutio temporum degli eventi fin qui enunciati rappresenta qualcosa più di una coincidenza. Sia chiaro, lo ripeto a scanso di equivoci: dire che nella vittoria di Crutchlow la maggior parte del merito sia di chiunque altro non sia Cal Crutchlow è una stupidaggine che non merita commento. Ma ipotizzare che la premiata ditta Rossi&Burgess abbia dato un contributo fondamentale nel trovare quell’assetto che fino ad ora era evidentemente sfuggito ai piloti Yamaha mi sembra quantomeno scontato. Attendiamo con ansia la gara del Nurburgring, il 5 Settembre, per la prova del nove…
Che Cal – campione del mondo Supersport in carica, non dimentichiamocelo – sia un pilota molto interessante non ci vuole uno scienziato a capirlo. Lo stesso fatto che sia di chiaramente in predicato di sostituire Spies sulla M1 del team Tech-3 l’anno prossimo significa che Yamaha ha in lui fiducia più che totale. Il tutto nonostante risultati che quantomeno stridono rispetto a quelli ottenuti lo scorso anno da Spies, che sull’R1, al debutto (entrambi…) ha vinto nella maniera che tutti sappiamo. E allora? Considerando anche quanto aveva saputo fare Toseland su una Superbike, pur con le attenuanti derivanti dalle prestazioni messe in mostra in MotoGP, l’impressione è che nella R1 ci fosse qualcosa che non andava.
Ora, senza voler scomodare le speculazioni sui meriti della vittoria, quantomeno… paranormali, espresse dai colleghi di Studio Sport, non è ipotesi del tutto balzana che il bandolo della matassa sia stato trovato esternamente alla squadra. Quale che sia il merito di Rossi nell'indicare la miglior strada per la messa a punto dell'R1, in sella, a suonare come un tamburo un brutto cliente come Jonathan Rea, c'era Cal Crutchlow, e tanto basta. Pensarla diversamente significherebbe, per esempio, dire che Carl Fogarty, notoriamente una capra quanto a sensibilità nella messa a punto della moto (frase preferita dell'inglese nel rientro ai box dopo una modifica dell'assetto: "It's all fu*king the same") non detenga la maggior parte del merito delle sue vittorie. Ma andiamo con ordine, e vediamo come si sono susseguiti i fatti.
Rossi, complice una delirante normativa regolamentare, deve fare chilometri per “rifare fiato” in sella, ma non può girare con la sua M1 – i test sono proibiti – e finisce per girare con una R1 Superbike a Brno. Galbusera, a fine giornata, dirà ai microfoni della Gazzetta che Rossi ha fornito più indicazioni in una giornata dei piloti titolari in due anni. Silvano avrà anche esagerato (ma neanche tanto, chi lo conosce sa quanto sia concreto il capotecnico del team Yamaha…) ma, evidentemente, qualcosa del metodo di lavoro di Rossi, Burgess e Flamigni deve averlo impressionato non poco. Piaggeria per la gallina dalle uova d’oro Yamaha? Difficile, ormai anche i sassi danno per scontato che Valentino, e forse buona parte della sua squadra, l’anno prossimo non avranno il logo con i tre diapason sulla camicia.
Ma andiamo avanti. Crutchlow azzecca l’assetto in gara-1. Un assetto tanto riuscito che i paventati problemi di usura gomme (Cal era rientrato ai box, nella gara precedente…) non si verificano. Un assetto tanto azzeccato da non venire cambiato nemmeno di una virgola in gara-2. Un assetto miracoloso, visto che Toseland, in gara-2, stravolge il suo adottandone uno “più simile a quello usato da Crutchlow in gara-1”, parole sue, e invece di fare la figura del pellegrino come nella prima manche, chiude quinto.
Ora, le dietrologie al sottoscritto piacciono pochissimo. Credo sinceramente che la spiegazione più semplice sia, il più delle volte, quella giusta. E la consecutio temporum degli eventi fin qui enunciati rappresenta qualcosa più di una coincidenza. Sia chiaro, lo ripeto a scanso di equivoci: dire che nella vittoria di Crutchlow la maggior parte del merito sia di chiunque altro non sia Cal Crutchlow è una stupidaggine che non merita commento. Ma ipotizzare che la premiata ditta Rossi&Burgess abbia dato un contributo fondamentale nel trovare quell’assetto che fino ad ora era evidentemente sfuggito ai piloti Yamaha mi sembra quantomeno scontato. Attendiamo con ansia la gara del Nurburgring, il 5 Settembre, per la prova del nove…